Quel che leggo nella cenere.

Amo le onde,
le trasparenze, la penombra,
l’arpa di vetro d’amore,
le nervature di una foglia
ferita dal cielo, la roccia dell’anima
che un gioielliere scalpella.

Amo il batuffolo di nebbia dell’attesa,
i guanciali di luglio, il frullo d’ali
di un merlo cieco,
le venature del sonno,
lo scheletro di un giglio,
la memoria dell’acqua.

E la danza dell’aria e del profumo
che m’invita a essere
al di là della cenere.

Roberto Lamantea